FPA Campus Procurement: fornitori e digitalizzazione

6 novembre 2019| Silvia Sanna
FPA Campus Procurement: fornitori e digitalizzazione

È terminato il ciclo di quattro workshop di FPA Campus Procurement con un ultimo excursus normativo sulla digitalizzazione della PA. Durante quest’ultima giornata di formazione targata ForumPA si è cercato di porre l’attenzione sulla gestione del procurement, dalla scelta dei fornitori alla digitalizzazione delle procedure, fino ad arrivare all’ultima fase della gara d’appalto, la gestione del contratto.

Motivi di esclusione da una gara d’appalto

Le nuove normative hanno inciso molto sull’esclusione di un partecipante da una gara d’appalto, soprattutto per tre aspetti:

  1. Importanza dell’aggiornamento delle informazioni: non si possono escludere concorrenti per fatti risalenti nel tempo (e per i quali siano cambiati organi sociali, assetto proprietario, etc.);
  2. Possibilità di self-cleaning: percorso di redenzione per gli errori commessi nel passato;
  3. Semplificazione delle dichiarazioni grazie al DGUE in tutta Europa: anche se la tendenza è verso il formato solo elettronico, la circolare del ministero e le indicazioni di AgID per il DGUE elettronico non si possono applicare perché mancano gli aggiornamenti alle norme dello sblocca cantieri in poi.

Mentre la Commissione ha valutato che le Pubbliche Amministrazioni non avessero abbastanza discrezionalità nel valutare alcune clausole di esclusione, d’altro canto l’art. 80 del Codice dei Contratti Pubblici, prevede una certa discrezionalità da parte della PA, dando la facoltà di dimostrare con mezzi adeguati che l’operatore economico si è reso colpevole di gravi illeciti professionali.

Troviamo, tuttavia, alcune criticità nella gestione del termine “grave” quando parliamo di illeciti professionali, dal momento che si riscontrano alcuni contrasti in materia nell’ambito del codice penale.

Pubblica Amministrazione sulle soglie e modalità di affidamento: i dati

Con i dati di ContrattiPubblici.org, durante il workshop siamo stati in grado di evidenziare come l’impatto delle soglie e modalità di affidamento abbia colpito il comportamento delle Pubbliche Amministrazioni.

Durante il 2018, i dati inerenti alla spesa della PA all’interno del portale hanno evidenziato un mercato complessivo di 104,57 miliardi di euro, con 3.304.940 di contratti.

Andando a considerare i contratti sotto la soglia dei 40 mila euro, invece, abbiamo individuato una spesa di 11,28 miliardi di euro, che equivale al 10% della spesa pubblica durante l’anno. I contratti che riguardano questa fascia, invece, risultano essere il 90% del totale.

Ma cosa succede tra la soglia di 40 mila euro e i 200 mila euro? 

Il dato cambia sia per numero che valore, le procedure negoziate aumentano di poco in termini di numero ma sale invece molto il valore dei contratti singoli.

Il contratto medio, infatti, all’interno del mercato pubblico del 2018 ammonta a circa 90 mila euro.

La reazione di Consip ai cambi normativi

Durante la giornata, Vittorio D’Orsi, responsabile della piattaforma acquisti in rete PA, ha parlato di come Consip ha innovato i suoi servizi non solo da un punto di vista grafico, per rendere l’utilizzo della piattaforma più user friendly, ma anche per rispondere al cambio normativo in merito alle scelte del contraente.

L’intervento ha offerto una panoramica degli strumenti che Consip mette a disposizione delle stazioni appaltanti, accennando allo stato dell’arte delle operazioni svolte sulle loro infrastrutture, come indicatori di utilizzo e volumi dell’anno 2018, e alle aree di potenziale sviluppo come il motore di ricerca presente all’interno della piattaforma.

Ogni due anni, infatti, si sono aggiunti sulla piattaforma nuovi strumenti di acquisto suddivise tra gare di primo e secondo livello come convenzioni, accordi quadro e sda.

Consip, attualmente, gestisce due tipi di interventi:

  1. market maker: in base a convenzione con MEF, Consip gestisce accordi quadro e convenzioni.
  2. service provider: Consip mette a disposizione strumenti di acquisto per PA e aziende.

La parola a ContrattiPubblici.org: buone e cattive pratiche delle Pubbliche Amministrazioni

Parliamo di buone e cattive pratiche per quanto riguarda la pubblicazione dei dati da parte delle Pubbliche Amministrazioni.

Claudio Artusio, Legal Researcher di Synapta, ha illustrato l’attività di data scouting all’interno dell’azienda, fornendo un quadro delle norme e documenti di indirizzo tecnico-pratico per la pubblicazione dei dati, portata avanti per migliorare la qualità dei dati presenti all’interno di ContrattiPubblici.org.

A livello puramente teorico, buone pratiche possono essere ad esempio la scelta di un modus operandi, istruzione, metodo e curiosità:

  • Conoscere i riferimenti normativi pertinenti e monitorarne gli aggiornamenti. Rifarsi alla norma, ma anche tenendo conto dei documenti operativo-interpretativi che aiutano a chiarirne la portata;
  • Ritenere i processi legati alla pubblicazione dei dati utili non solo per la fase terminale del procurement ma come una metodologia che offre alla Pubblica Amministrazione strumenti per conoscere e promuovere se stess;
  • Come gestisco il processo di pubblicazione? C’è qualcuno che si occupa di data quality? Verificare la presenza di un dato, che sia coerente con il contesto e preciso. Un responsabile per la transizione digitale potrebbe aiutare a gestire un processo come questo.

Consideriamo invece cattive pratiche:

  • dati mancanti, errori materiali, irregolarità rispetto alle specifiche tecniche degli XML di ANAC: ci risulta, infatti, che il dato meno ricorrente è quello di fine del contratto, ma spesso ci imbattiamo in assenza di annate, date inizio/fine, somme liquidate, partecipanti/aggiudicatari;
  • mancato aggiornamento dei dati.

Tuttavia le stazioni appaltanti sono comunque tenute a riprendere in mano gli XML per aggiornarli inserendovi le informazioni resesi disponibili in quanto riferite a circostanze che nel frattempo da ignote sono divenute note.

Così è chiaramente indicato dalla Delibera ANAC 39/2016, art. 3 commi 1 e 2. L’obbligo di aggiornamento risulta inoltre dal Codice dei Contratti pubblici, art. 29.1

La fase di pubblicazione dei dati è un po’ come con la redazione dell’indice di un volume, l’executive summary di un report, il frontespizio di un libro: scriverli in maniera corretta è un’attività che la Pubblica Amministrazione svolge come ultima cosa all’interno di un insieme di processi, ma è vista come una sorta di biglietto da visita e qualsiasi errore potrebbe andare a intaccare la reputazione della PA stessa.

La pubblicazione dei dati è lo strumento che attesta l’operato di una Pubblica Amministrazione e quello che viene pubblicato all’interno della sezione Amministrazione Trasparente e, di conseguenza, come viene pubblicato, rappresenta l’unica dimostrazione di aver bene operato per una PA.


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