Webinar: Il ruolo del public procurement per il rilancio economico

13 maggio 2020| Silvia Sanna
Webinar: Il ruolo del public procurement per il rilancio economico

Si è tenuto il 7 maggio il nostro webinar sul ruolo del public procurement per il rilancio economico del Paese a seguito dell’emergenza sanitaria in corso.

Attuazione di una politica d’innovazione basata sulla domanda pubblica: il Programma Smarter Italy

Ad aprire il ciclo di interventi è stato il Dott. Guglielmo De Gennaro di AgID che, a seguito della firma del protocollo d’intesa tra MISE, MUR e MID per la promozione e attuazione degli appalti innovativi, ha parlato del Programma Smarter Italy.

Il public procurement e gli appalti della Pubblica Amministrazione sono una leva di politica industriale e, in un contesto come quello in cui ci troviamo ora, il cambiamento si trova proprio nel modo in cui vengono approcciati e utilizzati questi strumenti e nel rapporto che si instaura tra stazioni appaltanti e operatori all’interno dell’ecosistema del procurement.

Finora le azioni che sono state intraprese da parte delle PA sono state spesso affidate per lo più alla buona volontà dei singoli mentre oggi, finalmente, si fa sempre più strada la predisposizione di strategie d’insieme per raggiungere un obiettivo comune; strategie che intendono gli appalti come strumento per generare e stimolare l’innovazione. Non servono nuovi istituti giuridici: il cambiamento è già potenzialmente presente nel mercato. A riprova di ciò, durante questo periodo di emergenza, abbiamo riscontrato come si sia stati in grado di sviluppare velocemente soluzioni alternative a quelle commercialmente disponibili (realizzando ad esempio valvole per i respiratori nelle terapie intensive mediante stampa 3D, a un costo nettamente inferiore).

In questo contesto il Programma Smarter Italy non deve essere visto, tuttavia, come un punto di arrivo, ma come una milestone importante nel processo di cambiamento del mercato, in modo da rendere la capacità innovativa di quest’ultimo strutturale anche all’interno dell’ecosistema del procurement pubblico, e permettere l’organizzazione del mercato in modo che gli operatori colgano appieno le effettive esigenze delle Pubbliche Amministrazioni e siano in grado, infine, di fornire soluzioni capaci di rispondere a esigenze anche mutevoli nel tempo.

Cos’è il Programma Smarter Italy?

Il programma Smarter Italy è stato avviato dal Ministero dello Sviluppo Economico, in collaborazione con AgID, con l’obiettivo di accelerare la crescita del Paese attraverso l’utilizzo degli appalti innovativi. Ad aprile 2020, con la sottoscrizione del Protocollo d’intesa per l’attuazione di una politica di innovazione basata sulla domanda pubblica, tra il Ministro dello Sviluppo Economico, il Ministro dell’Università e della Ricerca e il Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione, si è data ulteriore spinta al programma con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei cittadini, innovare il contesto imprenditoriale del territorio nazionale e generare un impatto rilevante sull’efficienza della Pubblica Amministrazione.

Il ruolo degli appalti innovativi nel rilancio degli investimenti pubblici post emergenza

Ad affrontare il tema del ruolo degli appalti innovativi per il rilancio degli investimenti pubblici sono stati i relatori Andrea Martino, CEO di Martino & Partners srl e Carlo Ghezzi, CEO di 3PItalia SpA.

A dimostrazione del fatto che gli appalti innovativi non devono essere considerati delle procedure complesse da attivare e portare a termine, in Italia nel corso degli ultimi anni sono stati progettati circa 80 appalti innovativi ripartiti su diverse procedure. Le stazioni appaltanti coinvolte sono state, in tali casi, di diversa natura e dimensione; con questo possiamo affermare che gli appalti innovativi non sono e non devono essere esclusivamente alla portata di PA di grandi dimensioni, come ad esempio le grandi città capoluogo.

Quali sono gli step che è necessario seguire per avere un progetto di procurement innovativo di successo?

  • Consultazione del mercato: una delle fasi più importanti nelle procedure di procurement innovativo;
  • Progettazione della gara d’appalto;
  • Negoziazione con soggetti privati: l’interazione tra pubblico e privato che, oltre ad essere la fase più complessa, rappresenta il tratto distintivo degli appalti innovativi.

Per far sì che si concretizzino veramente queste procedure e diventino lo standard è necessario sviluppare competenze amministrative, giuridiche, tecniche e di dominio per essere in grado di abbracciare i diversi ambiti in cui poter progettare e gestire un progetto di appalto innovativo.

Il presupposto per una riuscita degli appalti innovativi è che sia la Pubblica Amministrazione a fare uno scatto in avanti; infatti il fattore di successo primario è rappresentato dalla velocità nell’assolvimento delle prime fasi di consultazione di mercato e di scelta della procedura, in modo da permettere alla domanda di manifestarsi e mettere in piedi il progetto.

Nello sforzo di diffondere quanto più possibile su larga scala gli strumenti di procurement innovativo, un aspetto da tenere in considerazione è rappresentato dalla creazione di tanti piccoli progetti pilota,  innovativi sì ma circoscritti solo a livello locale. A risposta di questa possibile problematica troviamo il Project Financing, in grado di scalare e avere un effetto moltiplicativo sulla quota dell’investimento.

Il ruolo del public procurement per il rilancio economico

eProcurement governance: i nodi da sciogliere

Il webinar è proseguito con il Dott. Roberto Reale, presidente dell’Associazione Eutopian, che ha iniziato il suo intervento condividendo con i partecipanti una citazione di Mario Draghi per dare il senso di quello che è effettivamente il mercato unico: “Il mercato unico è qualcosa che serve non solo alla crescita, ma anche a sviluppare e incrementare la coesione all’interno dell’Unione Europea”.

È su questo principio, infatti, che dovrebbe essere strutturata un’azione sia da parte dei Policy Maker, sia da parte dei soggetti privati. Il procurement pubblico, in questo contesto, è una forte leva economica al servizio non solo delle Pubbliche Amministrazioni, ma anche delle imprese.

Perché il procurement sia efficace nello stimolare la trasformazione digitale e la cooperazione tra i vari soggetti coinvolti, bisogna porsi con attenzione il tema dell’interoperabilità e dare spazio al principio Once Only, per il quale i dati non devono essere chiesti più volte dalla PA ai propri interlocutori qualora essi siano già in possesso dell’ente richiedente.

In questo contesto può aiutare a mitigare lo stato attuale delle cose l’ESPD (in italiano, il documento unico gara europeo – DGUE). Questo particolare strumento prevede a sua volta un certo grado di variabilità che permette a tutti gli Stati Membri che hanno integrato il servizio ESPD (17 a fine 2019) di creare degli adattamenti nazionali, sottolineando ancora una volta l’importanza del tema dell’interoperabilità tra le varie versioni.

Secondo un sondaggio della DG Grow, l’ESPD è sì fondamentale ma rappresenta solo la parte di un quadro più ampio, per cui è necessario integrarlo con altri sistemi per far sì che sia efficace.

Esiste, poi, il tema di un’architettura dell’informazione: da parte dell’Unione Europea si stanno facendo molti sforzi per costruire un’ontologia unica o eProcurement Ontology su tutto il dominio del procurement elettronico.

Costruire un’ontologia di questo tipo è un’impresa complessa perché significa concentrare a livello formale tutte le conoscenze di dominio.  Da questo punto di vista, la criticità maggiore è rappresentata dall’approccio top down che si sta seguendo (si parte da una norma e la si formalizza), e che difficilmente può armonizzarsi con le banche dati già esistenti , sia in ambito pubblico sia in ambito privato, e sviluppate a livello locale. La complessità della sfida risiederà dunque nel processo di uniformazione delle banche dati nazionali con l’ontologia unica formulata a livello  europeo.

Entrando invece nel tema degli strumenti di analisi dati nell’ambito e procurement, l’Italia si è aggiudicata, all’interno del Programma ISA2, il supporto della Commissione Europea per un progetto AgID del 2019 sull‘interoperabilità del procurement in ambito europeo e in particolare sull’analisi dei dati sugli appalti pubblici.

Il programma finanzierà un’infrastruttura tecnologica e strumenti open source di data analytics che potranno essere utilizzati a livello europeo, nazionale e regionale per svolgere analisi specifiche. In questo contesto, l’infrastruttura darà la possibilità di analizzare informazioni rilevanti sugli appalti pubblici in ambito Europeo, sulla base di una struttura comune che utilizzerà proprio l’eProcurement Ontology e riutilizzerà i dati dei nuovi formulari elettronici chiamati eForms (si tratta di formulari standard che sostituiscono formulari attualmente impiegati in diverse fasi procurement).

I dati pubblici come input dell’attività amministrativa

A chiusura degli interventi dei relatori il Dott. Marco Piepoli del MEF, intervenuto a titolo personale, ha affrontato il tema dei dati pubblici utili per le attività amministrative.

Anche e soprattutto nella particolare fase che stiamo vivendo, al MEF gli sforzi vengono concentrati nel far sì che risorse pubbliche stanziate su investimenti siano effettivamente spese e accedano rapidamente nell’economia come, ad esempio, la cassa integrazione nella situazione di emergenza covid.

Il ciclo che racchiude tutte le attività coinvolte in ogni procedura della Pubblica Amministrazione, dall’idea di progetto fino all’indizione della gara d’appalto per arrivare, infine, alla finalizzazione dell’opera, presenta pur sempre un unico filo conduttore: i dati.

Nel contesto dei dati e della digitalizzazione è fondamentale quindi dare importanza non solo agli aspetti tecnici legati a formato e interoperabilità dei dati, ma anche a quelli connessi con la componente procedurale-amministrativa; infatti, nella prassi amministrativa il dato è per lo più avvertito ancora come un semplice output e non un input. In questo senso, Piepoli si ricollega alla mancato radicamento del principio once only descritto prima, in mancanza del quale le Pubbliche Amministrazioni tendono a chiedere più volte gli stessi dati ai loro interlocutori.


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