Qualificazione delle stazioni appaltanti: luci e ombre del cambiamento in atto
16 maggio 2022| Synapta“La qualificazione delle stazioni appaltanti è un tema all’ordine del giorno da ormai diversi anni e che solo ora sembra essere entrato nella sua fase decisiva”: il punto con Giandomenico Volpi e Fabiola Santi di Pubblica Amministrazione & Mercato, dal 2009 al fianco di imprese e PA sul territorio.
Oltre dieci anni a fianco delle pubbliche amministrazioni e dei privati che operano nel mondo degli appalti e dell’e-procurement, punto di riferimento in Toscana e non solo nell’erogazione di supporto tecnico-operativo e giuridico-amministrativo alle stazioni appaltanti e operatori economici: Giandomenico Volpi, amministratore unico, e Fabiola Santi, responsabile tecnico e del sistema qualità di Pubblica Amministrazione & Mercato sono tra i professionisti più qualificati a cui rivolgersi per inquadrare con la dovuta distanza critica il processo di qualificazione delle stazioni appaltanti e delle centrali di committenza in corso, avviato con l’approvazione delle Linee Guida dell’Anac il 30 marzo, proseguito con la fase di consultazione pubblica e che si concluderà con la promulgazione del testo definitivo previsto per settembre 2022.
Dottor Volpi e dottoressa Santi, quali sono gli obiettivi del processo di qualificazione delle stazioni appaltanti?
Il tema della qualificazione delle stazioni appaltanti è entrato ufficialmente nel dibattito pubblico nel 2016, con l’introduzione del Codice degli Appalti, ma è stato più volte sospeso e rinviato nella sua attuazione pratica fino all’avvio del PNRR, di cui costituisce uno degli snodi fondamentali in vista della riforma dello stesso Codice. Con la riqualificazione delle stazioni appaltanti prende il via, forse finalmente, la riduzione del numero di soggetti titolati agli acquisti pubblici, ad oggi stimati tra i 30 e 40.000 in tutto il Paese, con conseguenze tuttavia incerte dal punto di vista delle effettive capacità di spesa e acquisto soprattutto delle stazioni appaltanti nei comuni di dimensioni minori.
Come saranno valutate le stazioni appaltanti idonee, e che cosa succederà a tutte le altre?
La qualificazione prevede l’assegnazione di un punteggio sulla base della presenza o meno di personale qualificato, della sua esperienza professionale, delle attrezzature e delle capacità tecniche disponibili, in misura proporzionale a differenti fasce di acquisto. I soggetti non qualificati, o non qualificati ad effettuare acquisti oltre una certa soglia, dovranno quindi servirsi delle stazioni appaltanti e centrali di committenza qualificate che dovranno così essere messe nelle condizioni di raccogliere i fabbisogni di interi territori e comuni per realizzare le gare per sé e per gli altri enti pubblici.
Quali saranno i vantaggi e i rischi derivanti dal processo di qualificazione?
La qualificazione e riduzione delle stazioni appaltanti e centrali di committenza potrebbe portare a un miglioramento dei rapporti tra pubblico e privato e a una migliore capacità di acquisto da parte del pubblico, soprattutto per quanto riguarda i servizi e le tecnologie più complesse. Non è scontato, tuttavia, che le stazioni appaltanti e centrali di committenza “qualificate” saranno – alla prova dei fatti – effettivamente in grado di rispondere alle esigenze proprie e di altre amministrazioni locali, in tempi rapidi e interpretando correttamente le esigenze degli enti pubblici meno qualificati. Ancor prima che di natura tecnica, uno dei maggiori ostacoli al processo in atto potrebbe essere di natura politica, soprattutto nei territori e nelle amministrazioni da sempre abituati a gestire direttamente il processo di acquisto.
Quale sarà il modello di stazione appaltante che emergerà alla fine del processo in atto?
In questo momento ci troviamo ancora in una fase preliminare dove non è ancora possibile dire con esattezza quali saranno i criteri e le modalità di attribuzione dei punteggi, se effettivamente andremo verso un radicale accorpamento delle stazioni appaltanti o se si deciderà alla fine di adeguare i requisiti sulla base dei dati disponibili e della necessità di non rallentare oltre misura la capacità di spesa pubblica. L’aspettativa diffusa rimane quella di un approccio flessibile, con l’introduzione di verifiche periodiche dei requisiti di qualificazione e di processi di revisione che portino anche le stazioni appaltanti di dimensioni minori, o semplicemente meno preparate, a diventare idonee in un futuro non troppo lontano promuovendo un percorso di miglioramento continuo.
anac stazioni appaltanti
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