Certificazione della parità di genere: intervista a Paola Conio di Studio Leone
7 giugno 2022| Synapta“Le imprese che applicano realmente la parità di genere sono più produttive, efficienti, e si posizionano meglio sul mercato”: l’opinione di Paola Conio, senior partner dello Studio Leone per il blog di ContrattiPubblici.org.
Le ricerche degli ultimi anni dimostrano che le organizzazioni che applicano una vera parità di genere al loro interno sono più innovative, produttive, efficienti e si posizionano meglio sul mercato rispetto ai propri concorrenti. Vi è un’ampia letteratura che conferma la correlazione tra parità di genere e performances aziendali (ad esempio Ferraro Valeria; Ferrari Giulia; Profeta Paola; Pronzato Chiara, “Do board gender quotas matter? Selection, performance and stock market effects. Management Science, forthcoming”, 2021; Mc Kinsey & Company, Diversity wins: how inclusion matters, 2020; International Labour Organization (ILO) “Women in Business and Management: the business case for change” 2019), mentre il Fondo Monetario Internazionale ha stimato all’11% la crescita del PIL italiano nell’ipotesi di occupazione femminile numericamente pari a quella maschile.
In questo contesto, il PNRR ha previsto 10 milioni di euro di incentivi per quelle aziende che intenderanno avvalersi della certificazione di parità di genere per partecipare agli appalti pubblici a partire da una misurazione e valutazione oggettiva, e l’articolo 47 della legge n. 108 del 2021 sulla Governance del PNRR ha previsto requisiti premiali per quelle imprese che rispettano il principio della parità di genere, senza contare che ora anche il Codice degli appalti, con il DL n. 36/2022, è stato modificato in tal senso.
L’”Infrastruttura per la qualità” scende in campo a garanzia della certificazione della parità di genere
Studio Leone, non a caso, ha messo da tempo tutte le proprie competenze a disposizione dell’ente unico di accreditamento italiano – Accredia – di cui è consulente per il public procurement, anche per il coinvolgimento dell’ “Infrastruttura per la qualità” nella certificazione della parità di genere. La misurazione della parità, infatti, non può essere un’attività improvvisata, tantomeno da parte delle singole stazioni appaltanti nel corso di una gara pubblica. Per questo motivo, la verifica dei requisiti deve fare riferimento all’”infrastruttura per la qualità” (IQ), ovvero al sistema costruito a livello internazionale e nazionale al fine di assicurare un corretto funzionamento del mercato.
L’infrastruttura per la qualità si compone oltre che dell’INRIM, l’Istituto nazionale per la ricerca metrologica, anche del CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano), dell’UNI (Ente unico di normazione italiano), dell’Ente italiano di accreditamento (Accredia) e degli organismi accreditati che, in relazione alla parità di genere, opereranno secondo una prassi condivisa di misurazione, la (PdR) UNI 125:2022 (una prassi che, nel corso dei prossimi cinque anni, potrebbe evolversi in una vera e propria norma UNI). L’occasione è anche un test importante per dimostrare come l’IQ e le valutazioni di conformità accreditate possano essere uno strumento semplice, efficace ed efficiente, da impiegare largamente nel public procurement per comprovare attendibilmente il raggiungimento degli obiettivi qualitativi che le stazioni appaltanti intendono perseguire.
Una misurazione attendibile, equa e oggettiva per tutte le imprese coinvolte
In questo contesto, la certificazione della parità di genere all’interno delle imprese – che sarà pienamente operativa, secondo le ultime notizie, a partire dalla seconda metà di quest’anno – potrà essere misurata in maniera equa e oggettiva a prescindere dal settore di riferimento, dal numero di dipendenti e dalle condizioni di partenza delle imprese stesse, con l’obiettivo di premiare quelle che investono di più per raggiungere l’effettiva parità all’interno dei propri ambienti di lavoro. Dal 2023, inoltre, sarà attivo anche un database dove trovare le aziende certificate e le performance legate agli indicatori.
La PdR UNI 125:2022, prassi comune di riferimento che sarà oggetto di una specifica certificazione accreditata, è stata elaborata in tempi brevi grazie al confronto svoltosi nel Tavolo di lavoro sulla certificazione di genere delle imprese previsto dal PNRR, coordinato dal Dipartimento per le Pari Opportunità che ha recepito le prassi condivise con i soggetti rappresentanti il mercato e la società civile, a propria volta coinvolti nel tavolo “Parità di genere” condotto dall’Ente di normazione. La celere elaborazione della PdR è frutto della capacità di collaborazione da parte di tutti gli attori coinvolti nella raccolta dati e nell’identificazione di KPI (Key Performance Indicators – Indicatori di Performance) che rendano oggettivo e misurabile il raggiungimento degli obiettivi di parità all’interno delle organizzazioni.
In contemporanea, ACCREDIA ha a sua volta emanato la circolare indicante i requisiti previsti per gli organismi che vorranno certificare la parità di genere, i quali dovranno dimostrare di essere conformi alla UNI CEI EN ISO/IEC 17021 -1 e di aver attuato un sistema di gestione conforme alla UNI/PdR 125:2022. A breve, infine, è prevista l’uscita del Decreto ministeriale che definirà le regole sugli incentivi per le aziende che vorranno farsi certificare: a quel punto, il raggiungimento dell’obiettivo sarà un traguardo più vicino.
La certificazione della parità di genere è un processo continuo, non una verifica una tantum
Se da un lato i prossimi step prevedono una forte campagna di sensibilizzazione del mercato e delle stazioni appaltanti sull’importanza della certificazione e dell’impegno necessario a conseguirla, dall’altro lato il sostegno pubblico all’ottenimento della certificazione stessa e l’inserimento di appositi requisiti premiali nei bandi di gara potrebbe contribuire a superare le ultime resistenze verso questo fondamentale cambiamento di natura organizzativa.
La certificazione, in conclusione, non è un fatto che avviene una volta e per sempre – bensì un processo sottoposto a verifiche periodiche. In uno scenario economico come quello che stiamo attraversando, infine, la presenza stessa della infrastruttura della qualità è pensata proprio per infondere nelle aziende, nelle istituzioni e nei lavoratori stessi quella iniezione di fiducia determinante nel perseguimento di obiettivi così ambiziosi. Senza contare che una certificazione qualificata dall’accreditamento è un attestato spendibile su tutti i mercati internazionali in virtù del mutuo riconoscimento di cui godono tali certificazioni.
Paola Conio
Senior Partner – Studio Leone
certificazione parità di genere
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