PNRR: la sfida della digitalizzazione vista con i dati di ContrattiPubblici.org

Cybersecurity, SPID, PagoPA e altri servizi digitali rappresentano un ambito del mercato pubblico fin qui di secondo piano ma che sarà profondamente rivoluzionato dai fondi del PNRR: abbiamo chiesto a Luca Gastaldi un commento sui dati disponibili su ContrattiPubblici.org, che consente di analizzare lo storico di mercato e dei fornitori per oltre 100 degli investimenti previsti nelle sei missioni del PNRR.

Poco più di 416 milioni di Euro nel 2021 per la cybersecurity, poco più di 590 milioni di euro per progetti legati a PagoPA, SPID o altri servizi digitali della PA per i cittadini, poco più di 151 milioni di euro per servizi e piattaforme cloud di comuni, scuole e ASL, etc. etc.: sono, questi, i numeri che fotografano l’attuale valore del mercato della pubblica amministrazione su alcuni dei settori chiave che riceveranno nei prossimi anni i cospicui investimenti previsti dal PNRR, secondo quanto emerge dai dati disponibili su ContrattiPubblici.org.

In alcuni casi, come per quanto riguarda SPID o PagoPA, si tratta di servizi il cui miglioramento e ulteriore implementazione potranno essere direttamente apprezzati dal cittadino comune. Per altri, come la cybersecurity o lo sviluppo di servizi cloud, si tratta invece di interventi di ampio respiro i cui benefici potranno essere visibili solo con il tempo e con il venir meno delle problematiche associate a una fin qui molto limitata implementazione (come nel caso delle tecnologie di cybersecurity).

Sarà molto importante, in questo senso, il monitoraggio costante delle spese sostenute dai singoli enti locali, per evitare che alcune amministrazioni pubbliche possano ritrovarsi a spendere più soldi di quanto necessario a causa di una mancanza di conoscenze adeguate rispetto alla tipologia di servizio acquistato. L’utilizzo di strumenti come ContrattiPubblici.org, non a caso, consente di paragonare la spesa media di un determinato bene o servizio con la sua serie storica precedente, per individuare possibili alterazioni del mercato o sovrapprezzi praticati dai fornitori.

Al tempo stesso, è importante porsi fin da subito il problema di che cosa succederà a determinati servizi acquistabili tramite la formula “ad abbonamento” – come l’utilizzo di servizi cloud – quando le risorse del PNRR saranno giunte a esaurimento. Il rischio, in questo senso, è che si generi un fenomeno di “lock in” tale per cui intere scuole, amministrazioni comunali e altre tipologie di enti locali potrebbero dipendere in misura eccessiva da un numero limitato di fornitori, senza sufficiente margine per rinegoziare i termini dei contratti o per passare a offerte più convenienti.

In questo contesto, in cui su alcuni settori fin qui marginali per la spesa pubblica andranno ad aggiungersi una parte significativa delle risorse previste dal Piano di Ripresa e Resilienza, è importante fare in modo che le risorse siano spese bene. I fondi strutturali, a disposizione a fondo perduto delle regioni, potrebbero essere utilizzati in un’ottica complementare rispetto a quanto previsto dal Piano, sommandosi alle risorse destinate da quest’ultimo agli enti locali in un’ottica di lungo periodo.

L’obiettivo finale, che non va dimenticato, è quello di mettere a terra i progetti e concludere quanto è stato previsto, spendendo bene le risorse disponibili. Giova ricordare, qui, che le amministrazioni e le stazioni appaltanti meno attrezzate non sono state lasciate da sole: la rete di esperti, riunita nel team di “Supporto alla trasformazione della PA” nella riforma 1.1, è un team organizzato appositamente per aiutare gli enti locali a far fronte alla sfida posta da questa digitalizzazione urgente, necessaria, obbligata. Il loro contributo potrebbe risultare determinante da qui ai prossimi mesi, per non sprecare nessuna occasione.

Luca Gastaldi
Direttore dell’Osservatorio Agenda Digitale
Membro della segreteria tecnica che supporta la cabina di regia per l’attuazione del PNRR